In occasione del ciclo di videoconferenze “Dall’Universo alla Terra”, organizzato dall’ Istituto comprensivo U. Foscolo di Vescovato, il giorno 22 ottobre 2020 i ragazzi delle classi terze hanno partecipato ad un incontro con Marco Bersanelli, professore ordinario di Astronomia e Astrofisica presso l’Università degli Studi di Milano.

L’astrofisico ha illustrato i suoi studi sul Fondo Cosmico di Microonde, la prima luce dell’universo, e di come sia stato al centro di svolte fondamentali nella cosmologia, a partire dalla sua casuale scoperta da parte di alcuni ricercatori negli anni ?60 del secolo scorso.

Continuando a parlare del cosmo, lo scienziato ha spiegato che si tratta di un’enorme distesa di stelle e, proprio grazie al progresso degli studi astrofisici, si è compreso che quelle che possiamo osservare ad occhio nudo sono solo una piccola percentuale di quelle esistenti. Ha poi illustrato la composizione di una galassia, prendendo come esempio quella di Andromeda, una galassia a spirale gigante che dista circa due milioni e mezzo di anni luce dalla Terra. Si tratta della galassia di grandi dimensioni più vicina alla nostra, la Via Lattea; visibile anche a occhio nudo, è tra gli oggetti più lontani visibili senza l'ausilio di strumenti.

Bersanelli ha poi raccontato ai ragazzi della sua esperienza lavorativa e di studio al fianco di George Smoot, premio Nobel per la Fisica nel 2006, e della sua partecipazione a due spedizioni scientifiche alla base antartica Amundsen-Scott al Polo Sud, uno dei luoghi del nostro pianeta più adatto per osservare i fenomeni di cui l’astrofisico si occupa.

Il linguaggio semplice e diretto, il supporto di immagini e fotografie realizzate sul campo, hanno catturato l’attenzione dei ragazzi presenti, consentendogli di comprendere anche i fenomeni più complessi di cui si è discusso durante l’incontro, che si è concluso con una serie di domande scaturite dalla curiosità e delle riflessioni delle classi.


Il secondo appuntamento si è svolto il giorno 4 novembre 2020, questa volta con il geologo Nicola Pajola.

Lo scienziato ha raccontato delle sue esperienze lavorative e di come, da bambino, non avrebbe mai immaginato di diventare un geologo. Il suo discorso è iniziato dalla composizione della Terra, passando poi alla descrizione dei vulcani, della loro formazione e all’importanza delle eruzioni e dei terremoti, eventi disastrosi ma indispensabili alla vita sul nostro pianeta.

Tutte le sue spiegazioni sono state accompagnate da sequenze di immagini e video, che hanno reso più semplice ed immediata per i ragazzi coinvolti  la comprensione di certi fenomeni.

Pajola, attualmente impegnato nell’esplorazione petrolifera in ENI, è passato poi a presentare quella che è la sua attività primaria, ovvero la ricerca del petrolio. Un lavoro che negli anni l’ha portato a girare il mondo: Egitto, Texas, Kazakistan e Iran, solo per citare alcune delle sue missioni. Il suo racconto ha impressionato ed incuriosito i ragazzi presenti all’incontro, che sono rimasti affascinati dalle sue parole.

Le domande delle classi per il geologo:

D - Qual è stata la sua prima esplorazione alla ricerca del petrolio e cosa ricorda di quell’esperienza?
R - Ho iniziato la mia carriera con lo studio di un giacimento al largo di Ravenna, dove ci sono anche altri importanti giacimenti di gas. Se andate al mare in Romagna e guardate al largo, vedrete molte piattaforme petrolifere che ancora oggi estraggono gas dal sottosuolo dell'Adriatico

D - Quali sono state le sue emozioni quando si è accorto di aver trovato il petrolio per la prima volta?
R - Beh, ogni volta è molto emozionante, perchè non si è mai sicuri di trovare petrolio quando si fa un pozzo. Pensate che la possibilità di trovare petrolio facendo un pozzo esplorativo è del 25%, che vuol dire che è molto probabile trovare acqua invece che petrolio. E se pensate che la perforazione di un pozzo è la fase finale di uno studio che dura 5-10 anni, capite che l'emozione è tanta. Si sta svegli guardando i dati di pozzo in tempo reale.

D - Quali sono, al momento, i movimenti tettonici più preoccupanti?
R - Sono tanti i movimenti importanti: tutto il Giappone è una zona tettonicamente attiva (un terremoto ha provocato qualche anno fa uno tsunami che ha distrutto la centrale nucleare di Fukushima). Negli Stati Uniti, la famosa faglia di San Adreas separerà una parte della California dal resto degli Stati Uniti. Anche l'Italia è molto attiva tettonicamente

D - Perché i vulcani “si svegliano”?
R - I vulcani sono posizionati sempre al di sotto di una zona particolarmente calda, dove il magma è più superficiale. I vulcani si "risvegliano" quando la loro camera magmatica si riempie di magma, e la pressione all'interno del vulcano aumenta. Un po come una pentola a pressione: quando la pressione raggiunge un certo valore la valvola si attiva e scarica un po di vapore. Questo è il caso dell'Etna. Altri vulcani non hanno questa valvola (il caso del Vesuvio) e allora la pressione continua ad aumentare fino a quando farà esplodere tutto il vulcano, come successo al tempo dell'Impero Romano con il seppellimento di Pompei.